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REINETTE ET MIRABELLE Film con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggio
  Stampa questa scheda Data della recensione: 23 giugno 1988
 
di Eric Rohmer, con Joelle Miquel e Jessica Forde (Francia, 1987)
 
REINETTE ET MIRABELLE inizia dove finiva LE RAYON VERT: con un buco nero, insondabile, uno di quei misteri della natura che proiettano nell'animo umano gioia ed inquietudine al tempo stesso.

Nel film precedente del regista francese era una rifrazione solare, un raggio verdastro che difficilmente si riesce ad ammirare, nell'attimo in cui la sfera incandescente scompare all'orizzonte. Qui è l'ora blu", quell'istante privilegiato nell'arco delle ventiquattro ore nel quale si crea il silenzio assoluto: l'oscurità della notte lascia il posto ai primi chiarori dell'alba, gli animali notturni tacciono, ed il canto di quelli diurni non si fa ancora sentire. L'ORA BLU , che da il nome al primo dei quattro episodi che compongono il film, è quindi l'istante magico, il momento della vertigine: Rohmer riesce a filmarlo con grande maestria, e non solo perché tecnicamente non è facile carpire alla natura questi momenti d'infinitesimale intimità. Ma perché il mistero di questi istanti (che è poi il fascino inimitabile del cinema, la sua poetica facoltà di mutare l'evidenza fotografica in giochi rivelatori di fantasmi) gli permette di trasformare la realtà fisica (che egli filma con voluta elementarità, quasi rusticità) in una tavolozza astratta d'esercitazione spirituale. In questo senso, l'istante sublime dei due film ha significati opposti; e solo per il fatto di esser stati posti uno al termine di LE RAYON VERT, e l'altro all'inizio di REINETTE ET MIRABELLE. Ma perché nel primo viene a significare un momento di coronamento, di stato di grazia finale per la protagonista femminile che si cercava. Mentre qui rappresenta l'elemento iniziale di destabilizzazione: la cittadina Reinette incontra la campagnola Mirabelle. Ne subirà la semplicità del fascino, ed anche la perizia: in una bella sequenza nella quale la ragazza di campagna mostra alla futura amica qualcosa che anche molti di noi avranno dimenticato, come si aggiusta una gomma di bicicletta bucata...Ma la straordinaria esperienza dell'ora blu avrà conseguenze determinanti sulle due ragazze: trasformerà il loro modo di giudicare il mondo, accrescerà drammaticamente le loro esigenze morali.

Negli episodi che seguiranno (assai meno riusciti, occorre dirlo, più abbandonati all'improvvisazione degli attori, più condizionati dai tempi affrettati e dalle conclusioni semplicistiche del cortometraggio, al quale Rohmer sembra aver voluto dedicare un omaggio) non solo il denaro farà da elemento conduttore (e non più la passione amorosa, come solitamente nell'opera di Rohmer): ma l'intransigenza della semplice ragazza di campagna faranno di REINETTE ET MIRABELLE una dissertazione, apparentemente scanzonata, sullo scontro fra libertà e morale.

Eric Rohmer sembra confermare, con questo film , il suo desiderio di andare verso un cinema più sciolto, meno inquadrato, più devoto all'ispirazione dell'istante: poiché è un grande cineasta, ne ricava anche dei vantaggi. Primo fra tutti quello di sdrammatizzare quegli eccessi, quegli schematismi che talvolta appesantiscono i suoi personaggi. Quando però, come qui, l'operazione gli riesce con minor rigore che non in LE RAYON VERT, ecco che la freschezza di certi momenti non ci ripaga di quanto andiamo perdendo: l'intelligenza dei dialoghi scritti, l'affascinante perfezione di un gioco ad incastro, di un disegno apparentemente disincantato, ma in effetti costantemente dominato.


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